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Tivoli e l'archeologia industriale


A Tivoli, c'è un ricco patrimonio di preesistenze storiche, una quantità di manufatti edificati in età romana, che lo scorrere del tempo ha ridotto a rovine, il cui materiale è stato continuamente riciclato per la costruzione di nuovi edifici. L'insieme di questi complessi (cartiere ed opifici) costituisce un sistema organizzato fra i più interessanti del Lazio, di grande rilievo per la formazione del paesaggio della media Valle dell'Aniene. Per diversi secoli, la vita cittadina è stata scandita dalla organizzazione del lavoro in fabbrica; intere generazioni di Isolani, infatti, hanno adattato il loro ritmo biologico a quello delle produzioni cartarie e tessili che davano prosperità e ricchezza al paese, tanto che l'Isolano e l'operaio, nel corso di questo lungo arco temporale, si sono identificati in una sola categoria sociologica.
Il processo di marginalizzazione, conseguente ai nuovi disorganici assetti territoriali, e la deindustrializzazione hanno determinato profonde lacerazioni nel tessuto sociale ed economico della città e la urgente necessità di ricercare, alle soglie del terzo millennio, un nuovo e moderno ruolo ad una città piena di storia e di laboriose tradizioni.  Isola dei Liri, già nota per la forma peculiare del suo nucleo abitato più antico, che assume le sembianze di vera e propria isola lambita da due bracci del fiume Liri che formano le uniche Cascate al mondo all'interno di un centro storico, vuole rappresentare una realtà del tutto nuova, dove le spoglie del passato possano rivivere nel presente attraverso una rilevante operazione di riqualificazione urbana (caso unico in Italia), per la trasformazione della città in un qualificato centro di servizi culturali, commerciali, turistici e telematici, come funzioni differenziate nel contesto di un "progetto globale" che incentivino la PMI, in cammino verso l'Europa. 'Il tema del recupero e del riuso dell'archeologia industriale deve diventare sempre più un fattore essenziale e strategico nella definizione delle politiche urbane di riqualificazione e sviluppo delle zone industriali e portuali, obsolete o abbandonate." Con questa affermazione è stato aperto il documento approvato dai partecipanti a conclusione dei V Incontro Internazionale del Centro Città d'Acqua, 'L'Acqua dell'Archeologia Industriale", tenutosi a Venezia il 27 - 28 marzo 1998. Gli interventi, si ribadisce nel documento, consentiranno la riappropriazione da parte della città di zone in passato emarginate e inaccessibili; il reintegro, nell'assetto della struttura urbana, di edifici o sistemi di attrezzature di grande valore storico-architettonico; l'incremento dei livelli occupazionali e l'arricchimento del tessuto socio economico di importanti parti di città. In questo quadro, si sottolinea inoltre, il valore e le potenzialità di riutilizzo di tali spazi e strutture viene incrementato dalla presenza dell'acqua, le diverse forme che essa assume. Gli interventi di riuso dovranno tenere presente la necessità di reinterpretare e definire un nuovo e organico rapporto tra la città e le aree recuperate, il rispetto per gli episodi di architettura industriale che deve tradursi in calibrate operazioni di recupero, specialmente per ciò che riguarda l'equilibrio di linguaggi (di vecchio e nuovo), dovranno inoltre dedicare attenzione alla scelta delle funzioni ad esse destinate consentendo una pluralità di usi che comprendano il mantenimento di attività produttive e la stessa funzione residenziale; sviluppare tutte le forme della collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, demandando a quest'ultimo i compiti legati alla gestione delle strutture rinnovate. La città di Tivoli ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo polo dell'archeologia industriale.

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