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Tivoli: note per una storia urbanistica della città


La città antica, il centro storico, si potrebbero far rivivere se non esistesse solo il grosso problema della viabilità e dell'antitesi fra vecchio e nuovo.
Altrove si è riusciti a superare l'eterno travaglio della storia fra passato e presente, tra vecchie e nuove esigenze.Il taglio netto con il passato non è possibile perché la stessa storia va avanti solo con il continuo e costante apporto del passato, senza il quale non esiste né progresso né autenticità di valori. Un aspetto per il quale Tivoli era conosciuta, è andato man mano sparendo in questi ultimi anni, mi riferisco a quello industriale ed in particolare alle fabbriche che, da sotto la Cittadella correvano fino alla porta del Colle.
Lo stabilirsi delle fabbriche in quel punto scosceso a strapiombo, fu dettata da motivi pratici: in verità tutta la zona, dove furono edificate le cartiere e le concerie, è aspra e scoscesa ed ancora oggi di difficile utilizzazione edilizia ed urbanistica. Ma la presenza di canali che portano l'acqua del fiume Aniene, rese obbligatoria la costruzione di industrie in quella zona.
La costruzione delle varie industrie, visibili da Quintiliolo ad iniziare da sotto il campanile del Duomo e seguendo gli edifici corrispondenti al lato di via del Colle, rese necessarie imponenti opere di sostruzione. La costruzione delle industrie fu effettuata senza tener conto delle testimonianze archeologiche che stavano in quella zona.
La scomoda posizione di queste industrie, soprattutto per le estenuanti manovre che dovevano effettuare gli automezzi che caricavano i rotoli di carta in una strada stretta come quella del Colle; la necessità continua di aggiornare i macchinari per tenersi al passo con i tempi e con la produzione, hanno fatto sì che una dopo l'altra le varie industrie presenti in questa zona, abbiano chiuso i battenti. Ora, sempre da Quintiliolo possiamo vedere lo spettacolo desolante di questi immensi edifici vuoti ed abbandonati, con le ciminiere che si stagliano ormai inutili nel cielo. Il panorama diventa più desolante la notte, con l'enorme striscia buia che dal Colle fino al Duomo fa da contrasto con il resto della città illuminata. La Via degli Stabilimenti , che ricorda nel nome superbo quella Tivoli industriale che ora non c'è più rimane muta testimone di tutto l'abbandono di quella zona, che rientra d'altronde perfettamente nel quadro dell'abbandono generale di tutto il centro storico, che si è tante volte sottolineato.

Perché conservare?

La particolare situazione idrica e morfologica ha consentito sin da epoca assai lontana la realizzazione della canalizzazione delle acque dell'Aniene.
L'acqua così canalizzata, ha costituito l'elemento determinante per lo sviluppo della città fornendo una inesauribile sorgente di forza motrice che ha consentito di costruire una notevole quantità di "opifici andanti ad acqua" che oltre ad assolvere all'attività molitoria, erano destinati alla lavorazione della lana, del ferro e della carta. Le antiche cartiere sono rimaste dei muti testimoni, fanno da scenario al visitatore che si appresta alla città dalla strada più antica, quella del Colle o da quella panoramica, (cascate) poco più lunga ma molto suggestiva.

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