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Fobia semplice

Secondo il DSM IV (sistema di classificazione internazionale) la fobia semplice è la paura persistente di una situazione-stimolo circoscritto, per nulla o poco minaccioso-pericoloso. Il soggetto riconosce la sua paura come eccessiva-irrealistica-inapproppriata-irrazionale.
Tale disturbo è molto frequente nella popolazione generale (anche se spesso misconosciuto) in particolare nei soggetti di sesso femminile.

Sue caratteristiche principali sono:

1. Paura angosciante o ansia eccessiva:

2.1 scatenata da oggetto-situazione che di per sé non ha cararatteristiche di minaccia;

2.2 sproporzionata all'oggetto-situazione;

2.3 senza controllo volontario poiché il soggetto ha coscienza del suo carattere assurdo.


La percezione sensoriale-diretta dell'oggetto o della situazione fobica non è sempre necessaria per lo scatenamento della reazione ansiosa che può insorgere anche per semplice evocazione immaginativa. Di solito le fobie tendono ad espandersi limitando sempre di piu' la libertà e l'autonomia del soggetto.
La situazione attivante l'ansia può essere rappresentato tanto da un oggetto (cani, serpenti, piccole farfalle, topi, piccioni, ragni, sangue, coltelli, malattie, etc.) quanto da una situazione (claustrofobia, acrofobia, patofobia, viaggi aerei, ascensore, etc.) o da una funzione (mangiare, bere, etc.).
Una marcata ansia anticipatoria s'instaura se il soggetto ha la necessita di affrontare situazioni fobiche che per tale motivo sono frequentemente evitate (comportamento protettivo che tende a peggiorare ed a mantenere indefinitivamente l'ansia).
La diagnosi di fobia semplice è corretta solo se il comportamento d'evitamento interferisce con il funzionamento lavorativo o con le attività sociali abituali o le relazioni interpersonali del soggetto.
Pur essendo molto diffuse nella popolazione generale, le fobie semplici sono osservate raramente dall'operatore perché spesso compatibili con un adeguato funzionamento sociale e lavorativo (al prezzo di un evitamento cognitivo e soprattutto comportamentale permanente).
Secondo il modello cognitivo-comportamentale le fobie derivano dalla storia d'apprendimenti dello sviluppo ontogenetico dell'individuo ed in particolare da modalita d'attaccamento ansioso con le figure genitoriali che sono particolarmente intrusive e soffocanti; ed in cui i messaggi di pericolo e di debolezza fisica accentuano aspetti della personalità del soggetto che fanno emergere, danno luogo a schemi di pericolo, controllo e costrizione.
Tale disturbo può durare tutta la vita poiché il soggetto fobico modifica le sue abitudini e convive, compensandolo, con il sintomo, ed evitando quindi permanentemente le diverse situazioni che lo attivano; per questa ragione difficilmente tali disturbi arrivano all'osservazione dell'operatore.
In ogni modo, nel caso in cui le fobie siano affrontate adeguatamente, hanno un a prognosi molto favorevole.

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